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L’IsAG al Forum italo-turco: l’intervento di Aldo Braccio

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Tre rappresentanti dell’IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie) hanno partecipato all’VIII Forum di Dialogo Italo-Turco, svoltosi a Istanbul i giorni 24 e 25 novembre scorsi presso l’Hotel Hilton. Il Forum è organizzato da Unicredit e dal SAM (centro di ricerca strategica del Ministero degli Affari Esteri turco) in collaborazione con “East” e IAI e sotto l’alto patronato dei ministeri degli Affari esteri di Italia e Turchia. Aperto dai discorsi dei ministri Terzi di Sant’Agata e Davutoğlu, il Forum è proseguito con una tavola rotonda a porte aperte e con una, più ampia, a porte chiuse. In quest’ultima, si sono trovati a discutere sulle prospettive dell’integrazione turca nell’UE alcune decine d’esperti delle due nazioni. Tra essi, i tre rappresentanti dell’IsAG: il segretario scientifico Daniele Scalea, il ricercatore Pietro Longo e il redattore di “Eurasia” Aldo Braccio.
Presentiamo di seguito il testo dell’intervento pronunciato da Aldo Braccio durante la sessione a porte chiuse.
***

Grazie, Presidente.

Indubbiamente rafforzare le relazioni fra Italia e Turchia – fra governi ed enti locali, fra corpi intermedi e anche fra operatori economici – rappresenta anche un positivo passaggio nel miglioramento dei rapporti fra Europa e Turchia.

Queste relazioni devono necessariamente tener conto di uno scenario internazionale che sta cambiando anche al di là delle “primavere arabe”, fenomeno questo che è ancora abbastanza incerto nei suoi esiti e nel suo significato. Assistiamo infatti al tramonto progressivo ma inesorabile di un sistema mondiale unipolare a guida statunitense, cui va sostituendosi un mondo multipolare più aperto ed equilibrato, basato su grandi aggregazioni di forze di carattere regionale o continentale.

In questo senso il sistema economico e concettuale, culturale, della globalizzazione è entrato in crisi e mostra tutti i suoi limiti : una crisi che sta attraversando – come tutti possono constatare – i Paesi del cosiddetto Occidente e sta minacciando di spingere nel baratro anche altre parti del mondo, distruggendo l’economia produttiva a solo beneficio di una finanza incontrollata e speculatrice.

D’altra parte, come giustamente osserva il ministro degli Esteri Davutoğlu in Stratejik Derinlik : Tűrkiye’nin Uluslararası Konumu, il superamento dei parametri della Guerra Fredda implica la reinterpretazione del proprio ruolo geopolitico – e questo vale per la Turchia quanto per l’Italia. Un ruolo geopolitico e quindi – sottolineo – politico – di riconquista di una dimensione decisionale e non di contorno della politica nei confronti dell’economia.

E’ ben vero che l’enorme rilievo dell’interscambio commerciale con quasi tutti i Paesi limitrofi, a cominciare dall’Iran, e il fatto che Russia e Cina siano in assoluto il secondo e il terzo partner commerciale traducono anche in termini economici le nuove proiezioni geopolitiche della Turchia; l’Italia, quarto partner commerciale in assoluto del Paese della Mezzaluna, potrà indirettamente giovarsi di tale “apertura al mondo” della Turchia, se saprà acquisire una visione lungimirante delle relazioni internazionali, non fondata su pregiudizi ideologici e non sbilanciata aprioristicamente in senso transatlantico, ma invece più attenta all’area mediterranea e a quella del Vicino Oriente, e in generale ai nuovi attori emergenti nello scenario mondiale.

Grazie per l’attenzione.

 

Aldo Braccio

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