Il direttore di “Eurasia” ha rilasciato al quotidiano telematico “Stato e Potenza” l’intervista che riproduciamo qui sotto.
Andrea Fais – Salve, Professor Mutti. Quella che entro breve sarà disponibile nelle librerie e nei cataloghi della rete, è la prima uscita di EURASIA da quando Lei ne ha assunto il ruolo di direttore editoriale. Come intende proseguire il lavoro di chi La ha preceduta e cosa può dirci riguardo al nuovo numero della rivista?
Claudio Mutti – Quello che mi si presenta è un compito particolarmente impegnativo. Il direttore che mi ha preceduto, il dottor Tiberio Graziani, ha portato EURASIA ad un livello qualitativo di prim’ordine, sicché ora si tratta di mantenere questo livello e, se possibile, di migliorarlo ulteriormente. Ciò che mi propongo è di far sì che EURASIA, in conformità con quanto espresso dal sottotitolo – “rivista di studi geopolitici” – continui ad essere un laboratorio di analisi regolato da criteri oggettivi e da metodi d’indagine lato sensu “scientifici”. Ma ciò non significa affatto che la ragion d’essere di questa iniziativa editoriale debba esaurirsi in un ozioso esercizio di analisi ispirato ad un’illusoria neutralità: la scelta stessa di chiamarsi “Eurasia” definisce il punto d’osservazione da cui il direttore e la comunità redazionale considerano ed esaminano gli eventi mondiali, nonché l’obiettivo ideale verso cui si dirigono i loro sforzi teorici. Ritengo che tale impostazione sia rappresentata in modo molto chiaro dal primo numero della serie da me diretta, che, essendo dedicato all’evento della nascita dell’Unione Eurasiatica, non solo si avvale della collaborazione di qualificati osservatori dei fatti politici internazionali, ma propone al lettore anche i contributi di intellettuali e uomini politici di dichiarato indirizzo eurasiatista.
A. Fais – La casa editrice che Lei fondò oltre trent’anni fa sta pubblicando, oltre ad EURASIA, anche diversi saggi di natura scientifica sulle strategie statunitensi e su alcuni di quei “mondi” politicamente e culturalmente quasi sconosciuti in Italia ed in Europa, come l’India, la Cina, l’Iran o la Corea del Nord. Come editore, quale riscontro ha potuto registrare in termini di interesse di mercato per pubblicazioni di questo genere? Il pubblico italiano è interessato alla geopolitica e alla conoscenza delle culture non occidentali?
C. Mutti – L’interesse del pubblico italiano per la geopolitica risale all’ultima fase del periodo fascista, quando Ernesto Massi e Giorgio Roletto fecero conoscere qui da noi tale disciplina attraverso la rivista intitolata “Geopolitica. Rassegna mensile di geografia politica, economica, sociale, coloniale”. Si è dovuto attendere la fine del periodo bipolare, perché la geopolitica venisse riproposta al pubblico italiano, e questo da parte di un gruppo redazionale di orientamento atlantista, che ha scelto di cavalcare la tigre della “riscoperta” di una disciplina a lungo demonizzata. Nell’attuale momento di transizione dalla fase unipolare a quella multipolare, davanti alla prospettiva di una realtà internazionale contrassegnata da un dinamismo epocale, in diversi settori della vita italiana ci si rende conto della necessità dell’approccio geopolitico. Il fatto che una piccola casa editrice come le Edizioni all’insegna del Veltro possa permettersi da oltre sette anni la regolare pubblicazione di una rivista come EURASIA, affiancandole una collana di “Quaderni di geopolitica” e pubblicando i saggi di cui Lei ha fatto cenno, è la dimostrazione che anche in un momento culturalmente infelice come l’attuale esiste in Italia un settore di pubblico interessato alla geopolitica ed alla conoscenza dei paesi protagonisti sulla scena mondiale.
A. Fais – Lei è un esimio studioso dei sistemi etno-linguistici uralo-altaici, ed in particolare del gruppo ugrofinnico, che coinvolge anche una parte dell’attuale Eurozona. Gli abitanti delle regioni di Finlandia, Ungheria ed Estonia, infatti, non provengono dal ceppo indoeuropeo come Tedeschi, Francesi o Spagnoli, ma da chiare derivazioni asiatiche. Sul piano etnografico e culturale, ha senso perciò parlare di Unione Europea?
C. Mutti – Cerchiamo di non esagerare: le mie nozioni di uralo-altaistica sono limitate al settore ugrofinnico e in particolare all’ungherese. Che popoli di lingua ugrofinnica quali gli Ungheresi, i Finlandesi e gli Estoni siano europei a pieno titolo è un fatto fuori d’ogni discussione. Anzi, la loro originaria parentela con diverse popolazioni rimaste sul territorio dell’ex URSS potrebbe rappresentare per l’Europa un’ulteriore opportunità per rinsaldare i legami col grande continente eurasiatico di cui essa è parte.
A. Fais – L’ingresso recente di Franco Cardini all’interno del Comitato Scientifico della rivista si aggiunge ad una serie di tantissimi altri nomi di alto spessore internazionale. Che tipo di rapporti EURASIA intende coltivare col mondo accademico straniero e quali sono le sue aspirazioni editoriali?
C. Mutti – Fin dalla sua nascita, EURASIA ha dichiarato che il suo obiettivo è quello di promuovere, stimolare e diffondere la ricerca e la scienza geopolitica nell’ambito della comunità scientifica, nonché di sensibilizzare sulle tematiche eurasiatiche il mondo intellettuale, oltre a quello politico, militare, economico e dell’informazione. Pur non rappresentando alcun indirizzo accademico specifico, né privilegiando alcun particolare approccio metodologico nell’indagine degli avvenimenti geopolitici, EURASIA si propone infatti di sottoporre all’attenzione di docenti e ricercatori universitari l’importanza della riscoperta dell’unità culturale del Continente e della necessità che essa debba tradursi in un’effettiva unità geopolitica. L’acquisizione di tale consapevolezza costituisce un fattore innovativo e decisivo per l’avanzamento della scienza geopolitica del XXI secolo, in alternativa alle interessate teorie dello “scontro di civiltà” o del “melting-pot”, che tanto hanno nuociuto sia all’indagine scientifica sia alle applicazioni pratiche. Da parte loro, diversi ambienti universitari hanno trovato nella rivista EURASIA interlocutori disponibili a contribuire con i loro apporti alle attività di studio organizzate nelle sedi accademiche.
Fonte: http://www.statopotenza.eu/2006/a-tu-per-tu-con-claudio-mutti-direttore-della-rivista-eurasia